NICOLA BERTOGLIO
iphoneografo
IN THE SHADOW OF EXISTENCE
Per il terzo anno consecutivo in occasione del Milano Pride prende forma questo mio progetto di arte queer che è nato per scelta senza un titolo ben preciso, ma che proprio per questo anno dopo anno ha potuto cambiare pelle restando fedele alla sua missione di partenza: dare voce agli artisti LGBT+ che nei loro paesi lottano per esprimere se stessi e in molti casi per sopravvivere a leggi che li criminalizzano fino alla morte.
La mostra di questo anno sarà dedicata integralmente ad artisti LGBT+ africani provenienti da diversi paesi nei quali la loro esistenza è messa a rischi da leggi estremamente repressive.
Il sottotitolo della mostra In the shadow of existence è stato coniato da un collettivo di artisti ugandesi chiamato East Africa Visual Artists con i quali avevo già collaborato per il progetto dello scorso anno. Riporto qui le parole di Vincent Kyabayinze, regista e fondatore del gruppo East Africa Visual Artists: “Le persone LGBT+ di tutto il mondo vengono perseguitate e uccise per quello che sono a causa di un retorica politica e religiosa che sostenuta da cattive leggi costringe la comunità LGBT+ alla fuga, senza un posto dove chiamare casa. Oggi le persone LGBT+ vivono nella paura. Attraverso questo progetto, vogliamo dimostrare che noi persone LGBT+ siamo qui e non andremo da nessuna parte. Vogliamo dimostrare che le violazioni dei diritti umani non hanno
posto nel mondo. Vogliamo ispirare una generazione di giovani attivisti LGBT+ a sfidare la discriminazione e l’omofobia”.
Gli artisti che partecipano alla mostra e che provengono da Uganda, Congo, Sud Sudan hanno portato all’Istituto Raffles una fortissima carica di energia che ci ha travolti nel momento esatto in cui tele, arrivate via corriere direttamente dall’Uganda, si sono srotolate davanti i nostri occhi.
Queste opere in cui il colore sembra urlare gioia e rabbia allo stesso tempo provengono da vite che in molti casi sono fuorilegge, incarnano all’interno di ogni pennellata una estrema voglia di esistere in pace e alle luce del sole.
Oltre alle 15 opere su tela è qui esposto anche un documentario prodotto da East Africa Visual Artists dal titolo Don’t kill me, dove viene raccontata la storia di un uomo transgender che rischia la morte e di una donna lesbica che lavora per cambiare gli atteggiamenti sociali nei confronti delle altre donne lesbiche. Abbiate cura di questi artisti e delle loro opere, così come delle loro preziosissime vite. Soffermatevi davanti alle loro storie con
generosità e compostezza, con amore e rispetto. Dopotutto l’arte non chiede altro che questo.
Nicola Bertoglio.
For the third consecutive year on the occasion of the Milan Pride, this mine project of queer art is taking shape that was born by choice without a very specific title, but which for this year after year has been able to change skin remaining faithful to its starting mission: to give voice to the LGBT+ artists who in their countries struggle to express themselves and in many cases to survive laws that criminalize them until to death.
This year’s exhibition will be dedicated entirely to African LGBT+ artists from different countries where their existence is jeopardized by extremely repressive laws.
The subtitle of the exhibition In the shadow of existence was coined by a collective of Ugandan artists called East Africa Visual Artists with whom I had already collaborated for last year’s project.
I report here the words of Vincent Kyabayinze, director and founder of the East Africa Visual Artists group: “LGBT+ people around the world are persecuted and killed for who they are because of a political and religious rhetoric that is backed by bad laws forces the LGBT+ community to flee, with no place to call home. Today LGBT+ people live in fear. Through this project, we want to show that we LGBT+ people are here and will not go anywhere. We want to show that human rights violations have no place in the world. We want to inspire a generation of young LGBT+ activists to challenge discrimination and homophobia.”
The artists participating in the exhibition coming from Uganda, Congo, South Sudan brought to the Raffles Institute a very strong charge of energy that overwhelmed us at the exact moment when canvases, arrived by courier directly from Uganda, unrolled before our eyes.
These works in which the color seems to scream joy and anger at the same time come from lives that in many cases are outlaws, embody within each brushstroke an extreme desire to exist in peace and in the sunlight. In addition to the 15 works on canvas, a documentary produced by East Africa Visual Artists entitled Don’t kill me is also exhibited here, which tells the story of a transgender man who risks death and a lesbian woman who works to change social attitudes towards other lesbian women. Take care of these artists and their works, as well as their most precious lives. Stand in front of their stories with generosity and composure, with love and respect. After all, art asks for nothing more than this.
Nicola Bertoglio.
Qui trovate il comunicato stampa e altre info sull'evento, mentre di seguito potete ammirare i contribuiti inviati dagli artisti selezionati.
Artisti partecipanti:
Congo